L’UE ha riconosciute giuste e utili le pretese dei risparmiatori ad essere informati con maggiore trasparenza dai professionisti del settore
La Commissione europea ha definito il consulente finanziario come colui che sta alla porta del sistema finanziario, snodo decisivo per far incontrare risparmiatori e mondo degli investimenti. Per questo è fondamentale che goda della massima fiducia di chi investe il proprio patrimonio». Giulia Armellini, project manager della società di consulenza indipendente Consultique, racconta così un incontro tenuto dalla Commissione UE con Beuc, organizzazione europea dei consumatori.
IL PIANO COMUNITARIO
«È stato un incontro non di routine – dice Armellini – perché in quell’occasione l’organismo comunitario ha riconosciuto l’importanza della campagna condotta da Beuc, che chiede maggiore trasparenza nel mercato, dato che i risparmiatori europei sono troppo spesso esposti a consulenze finanziarie non adeguate».
La stessa Commissione lo scorso 24 settembre ha incluso tra le priorità del suo mandato il miglioramento della consulenza finanziaria in Europa per tre ordini di ragioni: gli investitori retail non sono protetti adeguatamente dalla complessità del sistema finanziario; le misure messe in atto in tema di trasparenza sui prodotti finanziari non hanno avuto efficacia; gli incentivi alla vendita pagati dalle case prodotto creano conflitti di interesse e influenzano negativamente la qualità e oggettività dei consulenti finanziari. L’attenzione sul tema è dovuta alla consapevolezza che non potrà esservi una ripresa rapida nell’UE senza un ritorno della fiducia fra gli investitori. «In Italia non esiste alcun tipo di divieto alle commissioni, che rappresentano un metodo molto diffuso per la remunerazione dei consulenti bancari e di reti», riporta Armellini che si fa portavoce di una categoria ampiamente minoritaria nel mercato italiano, quella dei consulenti indipendenti, retribuiti cioè esclusivamente per la consulenza professionale prestata.
MODELLI DI CONSULENZA
All’opposto, è dominante il modello delle reti di consulenza, che adottano un sistema di architettura aperta, ma senza rinunciare a priori al sistema delle retrocessioni legate ai prodotti collocati. Il che non è di per sé necessariamente un male, nella misura in cui i prodotti proposti si rivelano in linea con le esigenze dell’investitore, ma potrebbe portare a un conflitto d’interesse tra professionista e risparmiatore.
Per Armellini, gli orientamenti della Commissione sono la conferma che le innovazioni introdotte con la Mifid 2, quanto meno nella versione della legge italiana di recepimento, non sono sufficienti a centrare l’obiettivo con il quale è nata la direttiva, cioè innalzare le tutele per i risparmiatori ponendo una serie di obblighi a carico di chi si occupa di produzione e distribuzione di prodotti finanziari.
Luigi Dell’Oglio
Affari e Finanza di Repubblica