“Di qui l’ultima proposta di Schauble: prima che i fondi vengano spesi per sostenere una banca in difficoltà – chiede – vanno imposte perdite a tutti i creditori dell’istituto. Ciò deve riguardare non solo gli obbligazionisti subordinati […] ma anche chi ha comprato i bond più protetti.”
Con queste parole nel libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” si anticipa e si descrive ampiamente il processo in corso sul salvataggio delle banche e si forniscono consigli utili su come poter preservare i propri risparmi da quel vero e proprio “assalto alla diligenza” cui stiamo assistendo in questi giorni e che vedremo con ogni probabilità incrementarsi dal primo gennaio 2016.
In questi giorni, in merito alle 4 banche italiane in crisi, si assiste ad una situazione molto controversa sul tema dei salvataggi bancari: essere riusciti a salvare (almeno a quanto pare) il risparmio di correntisti ed alcuni obbligazionisti (i detentori di obbligazioni “senior”) sacrificando solamente azionisti e obbligazionisti subordinati (che sono, solamente questi ultimi, oltre 15.000) può davvero ritenersi un successo? Giunti a questo punto la risposta a questa domanda non ha valore sostanziale, se si considera che fra pochi giorni il quesito sarà presto risolto: dal primo gennaio 2016 in caso di crack bancario tutti dovranno mettere mano al portafoglio, con l’unica eccezione dei correntisti entro i centomila euro.
Guarda caso proprio come si prefiggeva Schauble nel “lontano” 2013…
Ma qual è l’entità del fenomeno? Stando all’ultimo rapporto sulla ricchezza delle famiglie italiane di Bankitalia, l’ammontare totale in depositi e conti correnti ammonta a circa 920 miliardi di euro; più difficile da quantificare è invece il peso delle obbligazioni nei portafogli italiani, dal momento che queste sono assai diffuse anche in fondi comuni di investimento, gestioni patrimoniali, polizze e altre forme di investimento. La cautela e l’informazione devono pertanto guidare sempre più le scelte dei risparmiatori, a prescindere dalla tipologia dello strumento che si sta valutando.
Insomma il “succo” è ormai chiaro a tutti e la logica è quella dello skin the game: ognuno è responsabile delle sue scelte.
O, se si preferisce usare le più eleganti parole del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il salvataggio delle banche in difficoltà passa dal “sacrificio di azionisti e creditori”.