Nel libro “Così banche e Finanza ci rovinano la vita” pubblicato ad aprile 2015, gli autori Guerrieri, Giovanardi e Cattani scrivevano a pagina 95:
“Qualche dubbio emerge sui criteri adottati dall’Unione Europea per vigilare sul livello di solidità degli istituti bancari. Sembra infatti che l’attività di trading finanziario sia considerata meno rischiosa rispetto alla concessione di credito. Per questo motivo risultano essere più solidi istituti che all’interno dei propri bilanci detengono più strumenti finanziari che crediti.
Un esempio è quello di Deutsche Bank, che ha superato a pieni voti gli Stress Test di ottobre 2014. La banca tedesca detiene attività per 1.580 miliardi di euro e ha un capitale proprio di 47 (meno del 3%), quindi dovrebbe essere considerata ad alto rischio.
Il meccanismo di calcolo stabilisce invece che circa 1.200 miliardi di asset (tra cui derivati potenzialmente ad alto rischio) non costituiscono un pericolo, quindi possono essere sottratti dalle attività. In questo modo il rapporto tra attivo residuo (380 miliardi di euro) e capitale risulta ottimale (oltre il 12%).
In una fase di mercato azionario in salita, istituti come Deutsche Bank, più propensi alla speculazione finanziaria che alla concessione del credito, vengono considerati sicuri. Se però il mercato dovesse avere una brusca inversione di tendenza, gli stessi potrebbero costituire una seria minaccia, come già avvenuto in passato”.
In data 8 ottobre 2015 il colosso bancario tedesco annuncia perdite nel terzo trimestre per 6,2 miliardi di euro con tanto di profit warning e probabile azzeramento del dividendo 2015. Tra le cause 5,8 miliardi di oneri straordinari per adeguare i requisiti patrimoniali, svalutazioni della unità di investment banking e di alcune attività destinate alla dismissione, tra cui la banca retail Postbank. Da non dimenticare 1,2 miliardi di euro accantonati per fare fronte ai vari contenziosi in cui la banca risulta coinvolta (manipolazione del tasso libor e del prezzo di alcuni metalli preziosi).
Qualcuno inizia a fare sinistri paragoni con Lehman Brothers, qualcuno cerca di rassicurare, come l’agenzia di rating Moody’s che ha promosso (?) le banche tedesche con un report giudicando molto positiva l’introduzione delle norme sulla risoluzione bancaria.
Di certo prosegue il momento non positivo per l’economia tedesca, dopo i dati che confermano un rallentamento della produzione industriale e il caso Volkswagen che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’intero mercato dell’auto.