Un’economia sempre più distante dall’uomo e sempre meno al suo servizio; una finanza sempre più volta allo sfruttamento e con gravi rischi di deragliamento. Questo scenario emerge dal 1998, da quando si sono eliminate definitivamente le più importanti leggi che ponevano un freno alla speculazione finanziaria nei mercati americani; da allora il volume mondiale di operazioni a carattere speculativo ha raggiunto livelli enormi, portando all’ultima grande crisi del 2008, dalla quale l’Italia non si è più ripresa.
Oggi la quantità di tali strumenti è a livelli assai superiori rispetto a quelli che causarono la crisi, tanto che diversi istituti bancari ne hanno valori in bilancio addirittura superiori al Pil nazionale del loro paese di provenienza. La denuncia è contenuta nel libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” edito da Infinito Edizioni e scritto da tre ex-bancari “pentiti” Massimo Guerrieri, Paolo Giovanardi, Antonello Cattani, che hanno deciso di mettere la propria esperienza a servizio dei cittadini per aiutarli a difendersi dal sistema finanziario. L’argomento è di stretta attualità, visto che nell’Enciclica “Laudato Sii” Papa Francesco lo affronta in maniera decisa, denunciando come il prezzo del salvataggio delle banche, responsabili della crisi, sia stato pagato dalla popolazione e invocando una nuova regolamentazione della finanza speculativa.
Tre anni fa, in occasione dell’ultimo grande attacco speculativo ai danni dell’Italia molti economisti e politici parlarono della necessità di urgenti riforme da attuare e paletti ferrei da imporre alla speculazione. Il risultato? A dicembre 2014, dopo anni di gravissima crisi e con milioni di disoccupati in più ad ingrossare le fila dei “nuovi poveri”, giungono dagli States gli aggiornamenti relativi alle nuove norme in materia finanziaria promosse dal governo Obama e appoggiate dai repubblicani: più potere ai colossi bancari e sempre meno ostacoli alle gigantesche manovre finanziarie speculative.
Papa Francesco sostiene come il dominio della finanza non potrà che generare nuove crisi, che porteranno ad un ennesimo e colossale spostamento di ricchezza da “tanti” a “pochi”, con un’ ulteriore generale impoverimento, ovviamente a scapito soprattutto delle fasce deboli della società.
Molti segnali evidenti di questa manovra sono ormai sotto gli occhi di tutti: banche centrali che stampano sempre più carta-moneta (denaro che non entra in possesso dell’economia reale ma rimane nei forzieri delle banche), borse mondiali che hanno raggiunto nuovi record, tassi ridotti quasi allo zero che invogliano gli investitori ad assumersi sempre più rischi pur di raggiungere un rendimento. In questo quadro sempre più critico quali difese ci rimangono contro strumenti definiti come “armi di distruzioni di massa”, che al prossimo attacco speculativo potrebbero mettere definitivamente in ginocchio la nostra economia, il nostro lavoro ed i nostri risparmi?
Certamente un certo grado di consapevolezza della situazione è un buon punto di partenza. A questa deve seguire anche un maggiore interessamento per i nostri risparmi, spesso dimenticati, lasciati gestire dalla banca seguendo le logiche commerciali del momento. Deve cambiare l’abitudine di considerare prioritario il rendimento. Nelle scelte d’ investimento è sempre necessario considerare prima i rischi e poi, solamente in secondo luogo, valutare i rendimenti che ci vengono proposti. Quest’ultimo aspetto è fondamentale: nella situazione attuale non possiamo più permetterci il lusso di seguire promesse che spesso si rivelano vere e proprie chimere, senza preoccuparci dei rischi che stiamo correndo. Chiediamoci sempre a chi affidiamo i nostri risparmi e quali garanzie ci vengono offerte, valutiamo a priori se e quanto siamo disposti a perdere negli investimenti che abbiamo.
Oggi è opportuno privilegiare la sicurezza rispetto al rendimento per non incorrere negli stessi errori che da tempo, ciclicamente, ci penalizzano. Del resto crisi finanziarie che hanno lasciato tantissime “vittime” sul campo sono già avvenute, in tempi recenti, nel 2000, nel 2008, nel 2011 … non aspettiamone un’altra per aprire gli occhi e correre ai ripari!.